Ai tempi dello smart working

05.05.2020

Volenti o nolenti, molte di noi hanno in questo periodo intrapreso il lavoro agile da casa, lo smart working appunto. Ma è proprio così "smart", cioè intelligente, una prestazione svolta in remoto lontano dal posto di lavoro? Ad alcuni potrebbe sembrare più comodo e veloce, ma il rischio è quello di non riuscire più a definire i confini tra lavoro e famiglia, ritrovandosi tutto il tempo col pc in mano per lavorare e arrivando la sera più stanchi di prima...


Innanzitutto definiamo chi è lo smart worker, cioè un lavoratore dipendente che esegue la propria prestazione fuori dai locali aziendali, utilizzando strumenti tecnologici per lavorare in remoto senza postazione fissa in ufficio.

Esiste infatti una normativa (Legge 22 maggi9o 2017 n. 81 che potete leggere qui), la quale riconosce espressamente la possibilità di stipulare un accordo scritto tra lavoratore e datore di lavoro e regolamenta le modalità di esercizio del lavoro agile tramite l'uso di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa.

Ma forse lo smart working risulta adatto per alcune tipologie di lavoro, ma meno per altre. Bisogna considerare verso chi è indirizzato questa tipologia di lavoro, ad un'altra azienda? A studenti? A pazienti?

Ed inoltre, un conto è lavorare in una casa silenziosa e da soli, un altro invece se ci sono  bambini che ti chiamano ogni 10 minuti, che vogliono il biscotto o che devono andare in bagno....

Ma come sempre, l'organizzazione e la flessibilità ci vengono di grande aiuto:

Penso che per prima cosa, è ben avere aspettative realistiche. Non è possibile pensare di stare due/tre ore di seguito senza venire interrotte, quindi cerchiamo di organizzarci e magari spezzare il lavoro in modo da trovare della pause da dedicare anche alla famiglia. Definire quindi una scaletta dei nostri appuntamenti/mansioni da svolgere e cercare di rispettarla, promettendoci di spegnere il pc a obiettivo raggiunto e dedicarci ad altro.

Se è presente il papà, si può magari delegare a lui la custodia dei bambini per un periodo di tempo. Stabilire una routine in cui sappiamo per certo di trovarci sole, ad esempio la mattina presto mentre tutti dormono o durante il pisolino pomeridiano. E questa può essere anche un'occasione per insegnare ai più piccoli il rispetto del lavoro dei genitori, spiegare bene che se ci si chiude nello studio è per lavoro e che poi si giocherà insieme, ma che anche loro possono contribuire come dei piccoli aiutanti a farci terminare più o meno alla svelta i nostri compiti.


L'importante è non farsi prendere dall'ansia, gestire con calma ogni mansione e mantenere gli equilibri in famiglia, pur sapendo che questa è una situazione anomala e che (speriamo) presto finirà.